TRAVEL DESTINATION

Da compratrice compulsiva a viaggiatrice seriale, la mutazione non è stata indolore

Ho sempre amato viaggiare ma a un certo punto della mia vita viaggiare è diventato indispensabile. E quindi meno capi di abbigliamento e più biglietti aerei.

Qualche giorno al mese ho la necessità di passarlo in qualche capitale europea, perché amo follemente il Vecchio Continente. Non vedo l’ora di scoprire posti nuovi ma anche di tornare in quelli che ho già visitato. Mi affeziono ai luoghi, alle atmosfere, alla gente, ai colori.

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Diciamo che le fasi della vita sono molteplici e a seconda di quella che attraversiamo abbiamo interessi diversi. Nel mio caso sono andata migliorando, soprattutto in fatto di gusti e abitudini. La superficialità ha lasciato posto alla sostanza.

Dai 25 ai 30 la priorità era la moda (con una pesante ricaduta in seguito, quando ho finito di arredare casa). Non vedevo l’ora di spendere cifre inenarrabili per comprare una borsa costosa, trovandomi poi costretta a uscire di casa, anche quando non ne avevo molta voglia, al solo fine di esibirla, di portarla a fare un giro come amo dire io. Del resto non puoi comprare: un’iconica Chanel, l’irraggiungibile Birkin, una Louis Vuitton, una Fendi o una Gucci, per lasciarle chiuse in casa. Non avrebbe senso. Diciamolo pure: se compriamo cose costose non è solo perché ci piacciono le cose belle ma perché ci piace essere guardate e un po’ invidiate. Un po’ vanesie lo siamo quasi tutte, ma un po’ sadiche, tutte!

In quella fase adoravo avere armadi pienissimi e sempre nuovi capi da indossare e una scarpiera (90 per 170) occupata in ogni ordine di posto da tacchi 12 in abbondanza, troppi! E, appunto, borse griffatissime perché “l’accessorio è l’elemento iconografico per esprimere l’identità individuale”.

Sono arrivata a contare nel mio armadio novanta paia di scarpe, quando ne portavo una decina. Alcune  acquistate in saldo o negli outlet, ma comunque 90 che sono nulla al confronto di Imelda Marcos o Chiara Ferragni, ma io le pagavo perché a me non le regalavano. Quindi uno spreco di soldi che avrei potuto investire altrove…
Poi cresci, maturi e spendi i soldi in maniera più sensata. Forse.

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Attorno ai 30 la priorità è stata la casa e con l’acquisto dell’appartamento, alla moda è prevalso l’arredamento, il primo anno credo di non aver comprato nulla per me, tutto per la mia confortevole dimora. Ho comunque viaggiato.

Avevo  una casa da arredare e io alla casa ci ho sempre tenuto molto, quindi le mie trasferte erano alla ricerca del tappeto giusto, del mobile adatto, del quadro e poi della sua cornice e di oggetti, tanti oggetti: vasi, candele, lampade e via, sempre a scovare qualcosa da portare a casa anche quando non era così necessario.

In seguito, forse nauseata dalla troppa dedizione avuta per la casa, la fashion addicted che c’è in me ha ripreso il sopravvento e per un buon periodo sono tornata al primo amore.

A un certo punto la mia taglia è cambiata, pertanto acquistare abiti non era più così divertente, inoltre ero arrivata ad avere otto cassettiere e quattro metri di armadio e nonostante questo non trovavo lo spazio per nuovi capi, indi si rendeva necessario fare una cernita – riempire qualche sacco e portare tutto al mercatino dell’usato, prima, o vendere attraverso i vari siti come: Vestiere Collective, Rebelle, ecc, poi, con l’avvento di queste piattaforme -,  per tentare di recuperare qualche spicciolo, pochissimo al confronto di quanto speso ma, soprattutto un po’ di posto nell’armadio.

Quella selezione obbligata per fare posto ai nuovi capi è sempre dolorosa, perché pur liberandoci di indumenti che non indossiamo da tempo o, addirittura, che non abbiamo mai nemmeno infilato, ci affezioniamo, e sappiamo benissimo che appena li buttiamo torneranno di moda e ci verrà voglia di indossarli.

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Avvicinarsi ai quaranta ha avuto i suoi lati positivi. La progressione mentale cresce di pari passo con la decadenza fisica e quindi anche se il punto vita si espande, i glutei perdono la sfida con la forza di gravità e puntano inesorabilmente verso il basso e la pelle dei piedi si ispessisce, acquisisci razionalità e capisci che l’importante è godersela non accumulare. Ti rendi conto, tra l’altro, dell’importanza del denaro, capisci che lavorare un mese per acquistare una borsa non è una cosa poi tanto sensata, dato che, nel mese. paghi la rata del mutuo e le bollette e il carburante e fai la spesa per nutrirti e ti concedi svariati aperitivi (parecchi nel mio caso).

Se a trent’anni mi dava gioia spendere mezzo stipendio per una borsa a trentotto godevo nell’entrare da Zara in tempo di saldi e spendere poco più di un decimo dello stipendio per 5 giacche, 5 pantaloni, qualche blusa e l’ennesimo trench. Ovvio, pur sapendo che non tutto verrà usato, qualche capo finirà in vendita ancora munito di cartellino, ma vuoi mettere il risparmio rispetto all’acquisto a prezzo pieno…

Da Zara Home più o meno la stessa avventura: vasi, cornici porta foto, tovaglie, asciugamani, cesti, cesti e cesti a un terzo del prezzo originale.
Poi oltre all’età anche il mio lavoro è cambiato. Aver avuto per vent’anni un lavoro fisso e alquanto sedentario ti porta a desiderare il contrario e la precarietà assume un certo fascino anche perché oramai siamo tutti precari.

Il cambio ha fatto si che non dovessi più in ufficio dove la solita gente mi vedeva tutti i giorni e il rapporto con un pubblico di un certo tipo imponeva outfit adeguati, lavoravo da casa e per stare al computer erano sufficienti qualche sottoveste e comodi e caldi – nella stagione fredda – cardigan con cui coprirmi. E i tacchi 12 per stare in casa non li metti, almeno non per scrivere… Gironzolo per casa rigorosamente a piedi scalzi, che sia estate o inverno pieno.
Il tacco 12 comunque non l’ho abbandonato del tutto, ne acquisto ancora ma a un ritmo molto ma molto meno sostenuto.

E la casa era diventata piena, accogliente, c’era tutto e anche molto più di tutto, o, almeno, molto più di quello che serve.
E diciamolo andare all’Ikea non è come andare in Svezia e nemmeno andare da Zara Home è come andare in Spagna e neppure andare da Maisons du Monde è come viaggiare in giro per il mondo. Certo ci sono cose bellissime che rendono la tua casa più bella e le conferiscono un fascino provenzale o nordico o british,  ma andare a Stoccolma o Barcellona è un’altra cosa, respirare il profumo di lavanda e vedere chilometriche distese lilla o scoprire i villaggi della campagna inglese è decisamente un’altra cosa.

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E quindi, ora, scavallati i quaranta da un po’, stare su internet a cercare nuove mete da raggiungere e navigare Ryanair, Skycanner e Booking a cercare voli low cost e alberghi dove alloggiare è piacevole quanto, un tempo, lo era passare interi pomeriggi da Zara & Co. alla ricerca dell’outfit perfetto.

Insomma meglio accumulare miglia piuttosto che vasi o tacchi, perché il viaggio è cultura, è conoscenza, è emozione, è scambio, è incontro, è sogno, è vita. E molto altro ancora!

41 pensieri su “Da compratrice compulsiva a viaggiatrice seriale, la mutazione non è stata indolore”

  1. Credo sia un processo che accelera con l’età. A cinquant’anni gireremo come trottole! Adoro anche io la “vecchia Europa”…

    1. Certo! Capisci cosa ti arricchisce veramente e non sono certamente superflue cose materiali, che pur ci piacciono. Ogni tanto penso addirittura di vendere casa per avere maggiori risorse a minori vincoli.

  2. Bellissimo esempio, ammiro molto quello che hai detto. Io sono ancora nella fase in cui spendo tanto per oggetti belli ma che in fondo non mi servono poi veramente… Spero di riuscire a maturare anche io questa convinzione dentro di me, visto che ci sono tante altre cose che amo fare (tra cui anche viaggiare)

    1. Grazie Nadia delle tue parole. Credo che tutte le persone durante la loro vita mutino e si evolvano. A seconda delle fasi della vita prevarranno alcuni o altri interessi. Io ero dell’idea che il bene materiale rimanesse mentre il viaggio dava una felicità effimera. Sono arrivata a pensare l’esatto contrario……

  3. Mi rispecchio molto in quello che dici .. Tante volte l’accumulo seriale nasconde carenze di altro tipo o il continuo bisogno di affermare la propria persona attraverso appunto status symbol. Per fortuna crescendo si matura e si cambia. Bel post, complimenti.

  4. condividiamo un sogno: vivere con la valigia in mano. Prepararsi per intraprendere un nuovo viaggio è la più dolce ed eccitante delle emozioni

  5. è come la sigaretta.. quando smetti trovi un altro modo per scaricare i nervi, nel mio caso dalle sigarette sono passata alle caramelle.. così tu mi pare di capire dallo shopping compulsivo ai viaggi frequenti! Sicuramente il tuo cambio di direzione ti ha elevato molto più che le mie caramelle! Mi sa che ora provo anche io a sostituirle con i viaggi! si sono pazza lo so.

  6. Che bell’ articolo, l ho letto tutto d’ un fiato. Credo che la tua conversione sia un’ ottima cosa… Io non sono mai stata troppo appassionata di moda, e davanti a una borsa o un paio di scarpe mi sono sempre chiesta: quante notti in albergo potrei pagarmi con questi soldi? 🤣

  7. Hai fatto un bel percorso e io la penso esattamente come te adesso.
    Per me l’importante è collezionare momenti, esperienze e viaggi, non cose.
    Però è bello che ognuno sia libero di vivere la propria vita come meglio crede, io non cambierei mai una borsa per un weekend fuori!😉

    1. Ti dirò un tempo avevo poco tempo libero e ero sempre fuori casa e la settimana stressante, il più delle volte, si concludeva con un rilassante week end in casa. Adesso è il contrario sono molto a casa, lavoro a casa, quindi è incontenibile la voglia di partire spesso….

  8. Purtroppo (o per fortuna) quando si raggiunge una certa maturità cambiano tantissime abitudini e si dà priorità a cose che prima si ritenevano poco importanti! Articolo molto carino!

  9. Questo post avrei potuto scriverlo io: ricalca in pieno la mia vita fino a 5 anni fa. Infatti, ti anticipo visto che ho qualche anno di più di te, la fase successiva è cominciare ad esplorare i luoghi più vicini a te per riappropriarti del tuo territorio e scoprire che è meraviglioso.
    Ma ora goditi i viaggi in giro per l’Europa e il Mondo: ti serviranno per comprendere meglio la storia di quello che ti circonda.
    Un abbraccio.

    1. Grazie Raffaella, in realtà il post è di 3 anni fa, poi rielaborato. Io sono 1972 ti credevo, su per giù, mia coetanea. Sei anche tu una ragazza dei primi meravigliosi anni 70? Un abbraccio a te!❤️

      1. Si, sono del 70. Pensavo fossi almeno 10 anni più gggiovane di me. 😉 Comunque, vale quello che ho scritto: io sono alla fase successiva. :-))))))

  10. Ciao, Sabina, ma lo sai abbiamo attraversato quasi le stesse tappe!! Dpprima dnna manager tacchi 12 scialaquona in outfit all’ultimo grido. La ricerca spasmodica dell’arredo giusto, quello che non ho speso in mobili di design, manco lo dico. Il divenire mamma e li ancora a far spese in vestitini e giocattoli.. e poi cambio lavoro mi dedico al food ed alla scoperta del territorio… solo che mannaggia, non me ne posso andare dove e quando voglio… ma la pupa crescerà ed allora…..
    Bellissimo articolo, l’ho apprezzato moltissimo!!!
    Ciao buona serata, Gabriella

  11. Certo che hai fatto una trasformazione a dir poco fenomenale… Certo effettivamete anche la quotidianità delle cose ti può portare a cambiare le abitudini. La tua motivazione finale è fantastica! – Amalia

  12. Mi ritrovo in parte nella tua esperienza e nell’evoluzione che la “maturità” ci ha regalato. Accumulo ancora ma ho fatto dei progressi di cui vado fiera!

  13. credo che tutte ci siamo passate in un modo o nell’altro. anch’io ho avuto il periodo degli acquisti compulsivi, nello specifico scarpe, ma poi passa. oddio, non passa del tutto, diciamo che la passione per l’acquisto si trasferisce su un’altro interesse. per me è stata la pittura e se ti faccio vedere quanti colori e tele ho in casa ti spaventi 😀

  14. Io ti adoro! Sei davvero una delle mie blogger preferite! 😀 Anche io ho avuto un piccolo periodo in cui spendevo cifre assurde per i vestiti, le borse e le scarpe e in realtà le amo ancora, ma dato che amo viaggiare tra le due cose scelgo sempre quest’ultima. Sono nella fase di viaggio da quando sono piccola. Da quando avevo sei anni, ogni anno chiedevo a mio padre: Dove andiamo in vacanza? E ho viaggiato con loro e da sola sino ai 17 anni. Poi nei 10 anni seguenti ho continuato con mio prima fidanzato poi marito. Quando non viaggio avverto un dolore, come una fitta e mi rattristo, quindi credo che sia una necessità che non passerà mai. Però lo ammetto, cerco anche di togliermi qualche sfizio comprando vestiti e scarpe, e principalmente borse, ma senza eccedere più nella spesa.

  15. La vita è, purtroppo o per fortuna, composta da diverse fasi in cui può capitare, quando ci fermiamo un attimo a contemplare le cose dall’alto, di non ritrovarci più del tutto. Mi ritrovo moltissimo nelle tue parole perchè anche io, fino a una decina di anni fa, amavo e mi dedicavo a cose ed attività che ora mi stanno veramente strette. Non viaggiavo più molto, pensavo anche io alla moda e agli accessori… Ora, invece, appena ho qualche soldo da parte lo investo subito in un viaggio, lungo o corto che sia.
    Per questo io voto per la filosofia di vita che hai adottato oggi! 🙂

  16. No, no, acquistare il viaggio è la migliore clinica di bellezza! Non servono più capi di abbigliamento specifici per essere fyghe. Praticare i bagni pubblici di tutti gli autogrill d’Italia ti fa venire dei quadricipiti che nemmeno le pallavoliste ventenni della nazionale; trekking due o tre volte l’anno e il culo di Belen non è che un ricordo mediocre di un mondo mediocre. E vuoi mettere le biciclettate ad amsterdam e i benefici dei polifenoli dei vini bulgari? Lascia perdere… viaggiare è meglio di una spa.

  17. Più o meno le fasi che abbiamo passato tutte,a venti shopping moda,a venticinque tutto per la casa,dopo un paio di anni tutto per i figli e ora a 39 sono precaria anch’io e oltre a spendere per i figli(quello non si smette mai) sto programmando viaggi e piccole gite fuori porta…io amo l’Italia e c’è tanto da scoprire nel nostro bel paese!

  18. Mi ci rivedo. Parola per parola (o quasi- Zara home non mi è mai piaciuto).
    Quando la società ti convince che il modo corretto per vivere sia quello che ti ha imposto aprire gli occhi è tutt’altro che semplice. Sai quando mi sono detta basta? Quando ho capito che certi oggetti avevano un peso su di me.
    Se non posso mettere un cappotto per paura di rovinarlo, se non posso uscire con una borsa per timore che me la rubino, se quegli orecchini sono troppo vistosi per uscire da sola significa che questi oggetti mi stanno in qualche modo condizionando la vita. E questo non potevo permetterlo.
    Il viaggio, la montagna e il minimalismo hanno fatto il resto.
    Meno oggetti e più libertà.

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