La Baie d’Écalgrain, cielo azzurro ricoperto di nuvole, mare turchese e scogliere
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Normandia: diario di viaggio – seconda parte

Normandia: diario di viaggio – seconda parte. Ripartiamo per la seconda settimana e continua il racconto del viaggio in Normandia.

Nella prima parte dell’itinerario ci eravamo fermati a Cherbourg-Octeville, nel Cotentin, la zona della Manche, in Bassa Normandia, che dal Canale della Manica si estende sino sotto a Granville, dove arriveremo per sera e passeremo le prossime due notti in un hotel con spa in riva al mare per un po’ di relax.
Da qui riparte il viaggio, da qui continuerò a raccontare le meraviglie della Normandia e la seconda metà della nostra vacanza di dieci giorni.

Andiamo quindi alla scoperta degli splendidi paesaggi nei dintorni che ricordano le coste irlandesi. Non a caso il Cotentin è soprannominato la piccola Irlanda. E quindi CONTINUIAMO!

GIORNO CINQUE

Fatta la colazione in albergo, carichiamo i bagagli nella Fiat 500 rossa e via verso la Penisola di La Hague, una zona aspra e incontaminata, dove la natura è assoluta protagonista. Il paesaggio è aspro, selvaggio, con scogliere vertiginose, muretti a secco, case in pietra, i tanti animali al pascolo, perlopiù mucche e cavalli – in Normandia se ne trovano in abbondanza – che puntellano i prati verde smeraldo che ricordano appunto l’Irlanda.
La costa è spazzata dai venti e le sue fredde acque cristalline rendono le spiagge dei veri paradisi per surfisti, non è una zona battuta dal turismo di massa e questo è solo un vantaggio.
Ci “perdiamo” per qualche ora imboccando stradine che non si sa dove portino, salvo scoprire che regalano paesaggi e scorci stupendi e che infine conducono a spiagge, scogliere e fari lungo la costa. Visitiamo tutta una serie di splendidi borghi dove abitazioni in pietra circondate da giardini perfetti contornati da ortensie di tutti i colori sono un must, non c’è casa che non abbia straripanti siepi di ortensie.

Omonville-la-Petite

Qui è sepolto Jacques Prévert, in questo minuscolo comune di 128 abitanti nel dipartimento della Manica, il famoso poeta ha passato gli ultimi momenti della sua vita.
Qui c’è la sua casa-museo, ma anche se non siete appassionati di letteratura – peggio per voi – i meravigliosi scorci, il paesaggio bucolico che sembra uscito da un dipinto sono motivo sufficiente per una visita, purché siate animi romantici.

Saint-Germain-des-Vaux, PORT RACINE

Questo è il porto di ancoraggio più piccolo di Francia, situato nella punta Ovest più estrema del Cotentin deve il nome al corsaro Françoise Médard Racine, vassallo di Napoleone che lo costruì nel 1813, la sua idea era trovare, in questo magnifico angolo di mondo, rifugio ma anche attaccare con la sua goletta “Embuscade” le navi che passavano per questa striscia di costa. Distrutto fu poi ricostruito, tra il 1870 e il 1886, dai pescatori del posto.
Un autentico angolo di paradiso, riparato dalla collina che lo avvolge che, in questa stagione, è carica di ortensie.
Da Port Racine è possibile fare una passeggiata sul sentiero del Litorale gr 223.

Goury

Piccola ma molto affascinante. Il faro circondato da un arenile fatto dei tipici ciottoli (galet), venne costruito nel 1837 per segnalare la costa alle navi di passaggio che troppo spesso naufragavano a causa delle fortissime correnti marine.
Nell’area circostante mucche al pascolo, cavalli allo stato brado e stormi di gabbiani che si librano in cielo.

La Baie d’Écalgrain

Già percorrendo la strada tra le colline verdi si nota la baia alla base della scogliera, un’insenatura naturale che non ha visto la mano dell’uomo trasformarla. Fermatevi, anche lungo la strada senza scendere, se non avete tempo, almeno qualche minuto ad ammirare e assaporare dall’alto la bellezza selvaggia del paesaggio. La spiaggia, incastonata tra le falesie ricoperte da un manto erboso verde brillante, accoglie il mare in un continuo susseguirsi di onde che si infrangono sulla battigia. Con la bassa marea affiorano piacevoli cordoli rocciosi. Meraviglioso!
Attraverso una passerella si può arrivare alla spiaggia.

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Jobourg – Le Nez de Jobourg

Dicevamo zona fuori dalle rotte turistiche ma che attrae naturalisti e amanti delle passeggiate, c’è un sentiero lungo la costa di 80 chilometri, chiamato “Sentiero dei Doganieri” perché ricalca i percorsi che venivano fatti dalle guardie per contrastare i contrabbandieri.
A Nez de Jobourg, le scogliere più alte dell’Europa continentale, vi troverete a osservare dall’alto dei suoi 128 metri, falesie vertiginose e sotto un mare che s’infrange fragoroso sulla costa, il vento che vi massaggia il viso, il cielo terso e il paesaggio incontaminato sono uno spettacolo autentico. Davanti a voi potete scorgere le Isole del Canale.
Sul posto c’è un ristorante, noi ci siamo fermati per un paio di birre, ma si mangia e sembra pure bene.
Ricordatevi per visitare la zona, anche in piena estate, è meglio essere muniti di giubbotto, io avevo il trench ma era freddino, meglio il piumino.

nezProseguiamo il nostro viaggio verso sud lungo la costa della Manica, dobbiamo percorrere all’incirca 120 chilometri per arrivare a Granville, colti dalla fame ci fermiamo per uno spuntino a:

Barneville-Carteret

Situata sulla costa ovest della Penisola del Cotentin, è una località balneare molto carina, forse più adatta alle famiglie, passa anche di qui il sentiero dei Doganieri. La spiaggia è davvero bella, delimitata da canne di bambù, alle spalle le abitazioni molto eleganti.
Ci dirigiamo vicino al porto dove vediamo tutta una serie di locali, nella zona adiacente la spiaggia, prendiamo due birre al Bar du Port e due baguette da asporto in un locale affianco.

Arriviamo a Donville-les-Bains, a pochi chilometri da Granville, verso le 15.30. Avevo prenotato da casa l’Hôtel de la Baie – Thalassothérapie PREVITHAL. Bellissimo e nuovissimo, fronte mare. Passeremo due giorni di relax, questa è la ragione per cui abbiamo scelto questa zona. Una tappa relax prima di arrivare alle Mont-Saint-Michel, dove è stato possibile alloggiare in un hotel molto carino con spa a un prezzo davvero incredibile 135,00 euro per due notti.
Portati i bagagli in camera ci rechiamo al centro benessere e, tra sauna e piscina e un po’ di sole nella terrazza fronte mare, arriviamo a sera.

Facciamo un giro nella cittadella fortificata e ci concediamo due calici in uno dei tanti localini, poi torniamo verso il porto per cenare e godere dello spettacolo della alzamento della marea. Arriviamo che le imbarcazioni ormeggiate posano su un fianco adagiate alla sabbia e nel giro di dieci minuti tornano a galleggiare, perché la marea sale alla velocità di un cavallo al galoppo.

Ceniamo a La Citadelle con il consueto antipasto, secondo piatto e una bottiglia di vino. Dopo cena facciamo due passi, ci soffermiamo ad ammirare un vecchio veliero che nel frattempo è entrato in porto.

GIORNO SEI

Ci alziamo con calma e andiamo a fare colazione in centro a Donville, portiamo con noi anche i nostri capi da lavare dato che abbiamo notato la presenza di una lavanderia a gettoni, adottiamo sempre questa soluzione, lavare i capi a meta vacanza, per contenere il bagaglio, non solo per una questione di costi ma anche perché trattandosi di vacanza itinerante caricare e scaricare bagagli è una gran rottura, oltretutto in Francia, le camere sono sempre piccole e avere grossi bagagli è un problema.
Il resto della mattinata lo dedichiamo a una visita più accorata della cittadella murata di Granville.

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Granville

La città alta (Haute-Ville), circondata dalle mura a strapiombo sul mare, fu fortificata dagli Inglesi nel XV secolo e conserva ancora oggi le tracce del suo passato militare e religioso sono molto tangibili. La cittadella è disseminata di locali e ristoranti e le sue case di granito e i caratteristici palazzi che affacciano sugli stretti e pittoreschi vicoli la rendono davvero peculiare.
Ci concediamo un pranzetto in una delle tante Crêperie, data la voglia di Alan di mangiare galette bretonne, qui siamo molto vicini alla Bretagna, e questo è il motivo per cui ci ristoranti che propongono le tipiche pietanze bretoni. Noi scegliamo La Crêperie Courtine e ci accomodiamo nei tavoli all’estero e ordiniamo galette e crepes.
La parte bassa della città ruota attorno al porto. Il porto di Granville è l’attracco delle compagnie che collegano le isole Chausey e le isole anglo-normanne di Jersey, Guernesey e Sercq.

Prima di tornare in albergo facciamo visita alla casa natale di Christian Dior, oggi diventata museo www.musee-dior-granville.com ci ha vissuto i primi anni della sua infanzia, fino al 1911, anno in cui la famiglia si trasferì a Parigi, da quel momento venne usata come casa per le vacanze estive, finché non fu messa in vendita dopo che il padre, un industriale, fu rovinato dalla crisi del ’29. Lo stilista è sempre rimasto molto legato alla sua casa sulla scogliera con vista mozzafiato sul mare del Nord, tanto che nella sua autobiografia Christian Dior et moi, dichiarò “la casa della mia infanzia… ne conservo un ricordo tenero e meravigliato. Che dire? La mia vita, il mio stile, devono quasi tutto alla sua posizione, alla sua architettura”.

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Il resto del pomeriggio ci dedichiamo al relax tra piscina, sauna e sole nella magnifica terrazza dell’albergo che dà sulla spiaggia, che prosegue con una passeggiata al tramonto sulla spiaggia a godere dello spettacolo della marea.
In serata torniamo a Granville che con il buio manifesta ancor più il suo fascino.

GIORNO SETTE

Partiamo con calma dato che la meta per la notte è ad appena 50 chilometri, si tratta della celeberrima Le Mont Saint Michel, ho prenotato da casa Le Relais Saint Michel, camera con vista sul monte ad appena 65,00 euro.
Prima di andare in hotel che sarà disponibile nel pomeriggio decidiamo di fare una capatina in Bretagna, a Cancale, patria delle migliori ostriche, a fare indigestione appunto di ostriche.

Cancale

Adagiata in una meravigliosa baia, la vita della cittadina ruota tutto attorno al porto, che attira turisti e viaggiatori ed è una piacevole scoperta, sia per gli occhi che per il palato. Eletta Site Remarquable du Goût (importante sito del gusto), rinomatissima patria delle ostriche.

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La prima cosa che verrà da fare arrivati è un giro tra le bancarelle e scegliere tra le ostriche freschissime, direttamente dai banchi dei pescatori, quali assaggiare. Ce ne sono di molti tipi: dalle huîtres creuses, meno costose, partono da 0,50 centesimi alle Cancalaise, più dispendiose e rinomate.
Alla velocità della luce ti apriranno le ostriche, ti forniranno di un piatto con le ostriche scelte, limone e forchettina o coltello e ti inviteranno ad andare a mangiarle sulla sponda in riva al mare buttando i gusci sulla battigia, che ne è ricoperta. In un chiosco che vende panini è possibile acquistare il Muscadet, un bianco secco, il compagno ideale per l’ostrica. Eh sì cari miei non è lo Champagne! Un’esperienza unica che vi consiglio vivamente di fare.

Se vi trovate da quelle parti quando la marea è calata a sufficienza (nel nostro caso verso le 16.00) potrete vedere l’arrivo dei produttori di ostriche, una sfilata di trattori con barca al traino che vanno a recuperare le ostriche nei banchi posti nelle stazioni (campi di allevamento) posti in mare.

Prima di ritornare verso Le Mont Saint Michel allunghiamo con una visita a:

Saint-Malo

Il fascino delle maree, lo spirito ribelle di questa comunità marinara, l’essere stata covo di pirati, l’ottima posizione con affaccio sull’Oceano rendono questa città murata da pareti in granito di una bellezza unica al mondo, adagiata nella Côte d’Émeraude (Costa di Smeraldo). La sua bellezza mozzafiato unita a una storia lontana e ricchissima di eventi ne fanno un luogo davvero interessante. Piena di musei, edifici storici, chiese e attrazioni, Saint Malo è una tappa indispensabile in terra francese.
Città corsara per definizione, ha un’atmosfera tutta sua che non si trova nelle altre città francesi, tanto che già in passato si diceva: “Non sono né francese né bretone: Sono di Saint-Malo”.
Il suo centro storico, si trova su un’isola ed è collegato alla terraferma da un ponte, è cinto dai famosi bastioni risalenti al dodicesimo secolo, si entra dalle porte, le due principali sono: la Grande-Porte e la Porte-St Vincent. Il centro storico è molto vivace, negozi e locali in abbondanza, pieno zeppo di turisti in tutti i momenti dell’anno.

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Arriviamo a Le-Mont-Saint-Michel verso le 16.00 e dopo aver superato la sbarra di accesso alla cittadina (avendo una prenotazione in un hotel siamo entrati con il numero fornito dall’albergo) lasciamo l’auto nel parcheggio dell’hotel e facciamo il check-in. L’albergo è davvero in posizione strategica, con vista diretta sul monte, la hall rinnovata di recente è molto bella e la vista che si gode dal ristorante è fantastica. Giunti in camera rimaniamo favorevolmente stupiti, per il prezzo pagato era già sufficiente la vista e invece…. La stanza è molto spaziosa dispone di tavolo dove è possibile mangiare e calici in vetro e apribottiglie… Hurrah!! Possiamo sorseggiare la bottiglia acquistata lungo il tragitto magari nella terrazza che offre una vista fantastica, davanti a noi solo Le-Mont-Saint-Michel.

Dopo una doccia ci dirigiamo verso il monte, ci sono ancora molti turisti, anche se data l’ora la calca è scemata. Ci arriviamo con l’autobus navetta che ferma di fronte l’hotel e in più punti del ponte che raggiunge l’isolotto, quindi se volete fare un tratto di ponte a piedi e poi salire sul bus è possibile. (A Le Mont Saint Michel ho dedicato un intero articolo.)

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Le-Mont-Saint-Michel

Da qualsiasi punto di vista la baia di Mont Saint-Michel è meravigliosa. La sabbia e i pascoli erbosi, il mare e il cielo che si dividono l’orizzonte, i giochi di luce in un paesaggio che si evolve in continuazione e che rendo Le-Mont-Saint-Michel uno dei luoghi più magici della terra.
Il fascino del borgo medievale con l’imponente Abbazia che lo domina e la baia circostante con lo spettacolo straordinario e suggestivo.

 La vista della marea che sale e un gruppo di turisti che si appresta a rientrare velocemente dopo una passeggia sul suolo che, a breve, sarà ricoperto dal mare. Avventurarsi da soli nella baia è severamente vietato per motivi di sicurezza, presumo quindi che la gente che vedo impantanata fino alle ginocchia faccia parte di un gruppo organizzato.

Leggi di più sul celebre monte in questo articolo: Le Mont Saint Michel, meraviglia della terra

Soggiornare o cenare nel borgo non è esattamente a buon mercato, anzi… Alcuni locali sono troppo turistici altri, che ci ispiravano un certo standard di qualità, avevano prezzi davvero alti.
Forti della bottiglia Bordeaux che abbiamo acquistato nel pomeriggio e della possibilità di berla in albergo in calici di vetro e comodamente seduti a un tavolo andiamo a cercare un negozio dove acquistare baguette e qualche straordinario formaggio normanno: Neufchâtel, cremoso e antico, Livarot, non troppo grasso e dalla pasta decisamente corposa, Boursin erborinato e dalla consistenza simile alla ricotta; Pont-l’éveque, un formaggio dalla pasta morbida e odorosa sotto una crosta aranciata, Livarot, non troppo grasso e dalla pasta decisamente corposa. Macarons come dessert e la cena è fatta!

Per smaltire tutti questi grassi e calorie urge fare due passi e decidiamo di tornare a Le Mont Saint Michel. La passeggiata a piedi sulla passerella che conduce all’isolotto, consente di apprezzare scorci, paesaggi e profumi che arrivano dal mare e dai près-salès (i prati salati) sottostanti.
Arrivati al monte ci si accorge subito che i turisti sono svaniti, che i negozi hanno chiuso e anche i locali sono in procinto di farlo. Davvero ammaliante la visita nell’oscurità, di notte o comunque serrande abbassate. Tutto acquisisce ancora più fascino, un’aura di mistero coinvolge e rapisce, sembra di essere magicamente trasferiti in un’altra epoca, di fare parte di una fiaba. Mont-Saint Michel di sera, quando è illuminata dalle poche luci è pura magia, da vedere almeno una volta nella vita. Quindi che amiate o meno la confusione optate anche per una visita in notturna.

GIORNO OTTO

Passiamo la mattinata a Le Mont Saint Michel e facciamo visita all’Abbazia, gremita di turisti.
Partiamo in direzione Rouen per gli ultimi giorni in terra Normanna. Ci separano da Rouen circa 230 Km. Avevo prenotato un Ibis Styles, salvo scoprire, arrivati a Rouen, che è un caldo irreale e che l’hotel non dispone di climatizzatore, è quindi necessario lasciare aperte le finestre ma siamo sopra un semaforo…

Dirottiamo su Best Wester Hôtel Littéraire Gustave Flaubert, in zona pedonale, molto tranquilla, in una laterale di Place du Vieux Marché. L’hotel è molto bello, di recente ristrutturazione e con uno stile moderno e oltretutto il fatto che sia intitolato a uno scrittore su di me fa un certo effetto… Rouen è la città natale di Flaubert, ma Rouen con i suoi dintorni sono anche i luoghi in qui è ambientato il più famoso romanzo di Gustave Flaubert, che destò notevole scandalo per l’epoca: Madame Bovary.
Ci rilassiamo in camera un paio d’ore e poi usciamo alla scoperta della città e a cercare un ristorante per cena.

Rouen

Una città che appare quasi un museo tanto da meritarsi l’appellativo di Ville Musée, un gioiello architettonico dove arte, storia e cultura si fondono magistralmente. Viene soprannominata la città dei 100 campanili e basta farci un giro per capirne la ragione, va girata assolutamente a piedi. Solo così è possibile ammirare i suoi tanti scorci differenti, restare stupiti dalle sue case a graticcio di una varietà incredibile di colori, solo così è possibile ammirare le stradine lastricate e le chiese gotiche. La città che fu teatro del martirio di Giovanna d’Arco ma è entrata nella storia anche per eventi relativamente recenti, avendo avuto un ruolo importante nell’approvigionamento di merci durante la Seconda Guerra Mondiale e seppur ferocemente bombardata non venne rasa al suolo e conserva tutt’ora il suo immenso patrimonio architettonico, con più di 200 case a graticcio autentiche, sopravvissute, sia alla seconda Guerra Mondiale, sia alla guerra del Cent’anni.

Rouen
Rouen

Ceniamo in uno dei tanti bistro di Place de la Pucelle e poi ci godiamo lo spettacolo delle luci e immagini animate che, da luglio a settembre, vengono proiettate sulla facciata della Cattedrale di Notre-Dame, uno spettacolo con musiche e colori coinvolgenti, assolutamente da vedere! A noi era capitato a Reims (Champagne) di vedere uno spettacolo simile.

Torniamo in hotel, io sono stanchissima, Alan si ferma al bar per il consueto gin and tonic e io salgo, faccio la doccia e mi dedico alla lettura.

GIORNO NOVE

Usciamo a fare colazione in una boulangerie-patisserie e poi ci dedichiamo alla città. Cominciamo con la visita a Place Saint-Marc e a uno dei suoi mercati, dato che la Normandia è famosa per i suoi formaggi, questo è il posto migliore di Rouen dove acquistarli, anche Rue Armand Carrel è una via dove fare acquisti gastronomici, tantissime le botteghe, molte sono gastronomie tipiche francesi.
Dalla piazza si arriva in Rue Martanville dove si trovano bellissime case a graticcio colorate, la via termina proprio nei pressi della Chiesa di Saint Maclau, in stile gotico domina una piazzetta dove affacciano altre bellissime case a graticcio. La chiesa merita un’occhiata è un vero e proprio gioiello.

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Proseguiamo il nostro momento spirituale andando a vedere la Cattedrale di Notre Dame, la più importante dalla città, la sua guglia raggiunge i 151 metri ed è la più alta di tutta Francia. La cattedrale è stata il soggetto di più tele del pittore impressionista Monet.
Concludiamo, per ora, la nostra passeggiata per le vie di Rouen, attraverso Rue du Gros Horologe, dove ovviamente oltre alle ricorrenti case a graticci delle quali è disseminata la città troviamo la volta del Gros Horologe, l’arcata in stile gotico e rinascimentale con il celeberrimo orologio astronomico decorato a soggetti allegorici, in cima al quadrante, un oculo, ospita una sfera che indica le fasi lunari.
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Ora data la mia passione per la letteratura non posso perdere l’occasione di visitare i luoghi di Madame Bovary: Yonville-l’Abbaye nel romanzo, Ry nella realtà.
Lungo il tragitto ci concediamo una piccola deviazione a Clères, un delizioso villaggio con un gorgogliante ruscello che passa affianco a un settecentesco mercato coperto. Arriviamo al Parc de Clères, costruito attorno al castello del ‘400 e a una graziosa casa a graticcio, uno zoo immenso dove gli animali, come antilopi, canguri e fenicotteri, circolano liberamente.

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Piccola e ridente cittadina a mezz’ora da Rouen di nemmeno 1000 anime. Ry è la cittadina chiamata Yonville-l’Abbaye nel romanzo di Flaubert: Madame Bovary, dove si sono svolte le vicende della famiglia Delamare.
Quindi se hai amato il romanzo di Fleubert devi visitare Ry, il villaggio offre tante testimonianze dei suoi legami col romanzo come la Galerie Bovary Musée d’Automates che ricostruisce scene tratte dal libro o l’église Saint-Sulpice con il suo meraviglioso portico in legno e le tombe della famiglia Delamare, oltre alle diverse targhe intitolare a Gustave Flaubert disseminate per tutta la città e le insegne dei vari locali e negozi che fanno menzione di Madame Bovary.

Il resto della giornata la passiamo in giro per Rouen, tra l’altro dobbiamo cercare un ristorante super dove festeggiare il mio compleanno, è il 26 agosto. Dopo qualche calice di aperitivo in giro per locali qua e là decidiamo su un bistrot dallo stile classico ma che dà l’idea di avere una cucina tradizionale e innovativa al tempo stesso: Le P’tit Zinc.
Ceniamo in un tavolo all’esterno e mentre siamo alle prese con il menu vedo piatti bellissimi passare; io opto per un antipasto di escargot sgusciate, con una deliziosa crema all’aglio che ricordo ancora tanto era buona e un’orata con verdure spadellate, ma il capolavoro assoluto è stata la crème brûlée, da favola! Tornerei a Rouen solo per mangiare in quel ristorante, che consiglio vivamente.

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GIORNO DIECI

Ci prepariamo con calma, è l’ultimo giorno, domani si ritorna a casa. Usciamo per la colazione e facciamo scorta di riviste da portare a casa, io di arredamento e Alan di vino, che in Francia troviamo sempre in abbondanza.
Dopo un’ultima passeggiata a Rouen, carichiamo i bagagli e partiamo, la destinazione finale sarà Beauveais, dove passeremo la notte, ma prima di arrivare lì abbiamo due tappe: la prima Les Andelys, la seconda a Giverny, la casa di Monet.

Les Andelys

Da Rouen verso Giverny, tenendo la Senna alla destra, si raggiunge Les Andelyes, decidiamo di fermarci perché è di strada, dato che dalle mie ricerche sembra un paese normalissimo, l’unica particolarità pare essere Château Gaillard. La storia racconta che la zona del Castello grazie alla sua posizione strategica, domina i meandri della Senna, attirò gli interessi di Riccardo Cuor di Leone, Re d’Inghilterra e Duca di Normandia che, desideroso di aprirsi un varco verso il mare, tra il 1196 e il 1198, fece edificare su una falesia proprio il Castello, in modo da proteggere il ducato e la sua capitale: Rouen. Il castello fu ritenuto un capolavoro d’avanguardia dell’architettura militare dell’epoca.
Dal Castello, in rovina, si gode una splendida vista sul villaggio che non sembra niente male. Il villaggio appare subito pittoresco, grazie anche alla sua posizione, adagiato sulle rive della Senna, contornato da colline boscose e bianche scogliere.

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Giverny, a casa di Monet

Sono partita da casa con l’idea di visitare la dimora di Monet e soprattutto i suoi giardini, da appassionata di arte, dovevo conosce meglio il mondo di Monet e quale modo per farlo meglio!?
Giverny è un paesino di 500 anime lungo la Senna, tutto ruota attorno a Monet, alla fondazione Monet con la casa ed i giardini del grande pittore impressionista. Sono in molti ad inserire questa tappa nel viaggio in Normandia ed è subito chiaro dalla coda che c’è…

Decidiamo di andare a mangiare un sandwich (carissimo) in uno dei localini della zona organizzati per sfamare i turisti. Poi torniamo in coda.

La casa è accogliente, al piano terra un grande salotto e una bella cucina, il resto sono spazi piccoli ma curati, pieni di mobili, soprammobili e quadri. Gli interni sono color pastello. Ma sono i giardini a stupire, un‘oasi di pace nonostante i tanti visitatori, pieni di fiori e rivoli d’acqua, è facile comprendere la ragione per cui questi ambienti stimolassero la creatività di Monet.

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Arriviamo a Beauveais il tardo pomeriggio e ci dirigiamo subito in hotel, abbiamo prenotato un Ibis a metà strada fra il centro e l’aeroporto, fatto in check-in, portiamo in camera i bagagli e facciamo una doccia e un’oretta di relax. Poi andiamo a vedere cosa offre la cittadina e alla ricerca di un ristorante per cena, gli alberghi vicini al nostro e lo stesso Ibis hanno il ristorante ci sono diversi ristoranti, ma nessuno sembra avere catturato la nostra attenzione.

Beauveais

Arriviamo in Place Jeanne Hachette, il fulcro della cittadina che è animata, si respira una bella energia tipica di una tranquilla cittadina di Francia, per nulla turistica e questo è forse il suo vantaggio. La quotidiana routine di un qualunque paese residenziale è chiara alla vista dei molti bambini che giocano, seguiti dalle loro madri, nell’originale fontana davanti il Municipio, tutta una serie di fontanelle a sfioro che fuoriescono dal pavé, senza alcun tipo di sponda.

Conquista subito per la sua imponenza la cattedrale, un’imponente capolavoro gotico. Entriamo a vederla e ne restiamo colpiti dalla sua bellezza e soprattutto dai supporti in legno che sono stati montati ovunque all’interno per evitare il crollo e uno di questi, enorme, è stato montato partendo dalle fondamenta, addirittura rimuovendo il pavimento e scavando in profondità per renderlo più stabile.
Scatto qualche foto all’orologio astronomico e usciamo, tutti quei supporti non mi rendono tranquilla…

Torniamo verso Place Jeanne Hachette e ci fermiamo in un locale della piazza per bere un aperitivo e verificare le recensioni sui vari ristoranti del posto, parecchi chiusi per turno, altri per ferie, non appare semplice trovare un bel posto in cui mangiare. Alla fine troviamo un ristorante defilato con un giardino sul retro, c’era un bel po’ di gente, tutti locali e questo ci ha confortati. Abbiamo mangiato abbastanza bene, non ricordo in nome, ricordo la titolare eccentrica e che il menu era scritto in una lavagna abbastanza grande che veniva appoggiata nella sedia libera del tavolo, il che indicava un menu sempre in cambiamento, cioè cibo fresco.

GIORNO UNDICI

Ci svegliamo con calma e cerchiamo di riordinare il bagaglio, non si capisce come mai le stesse cose che all’andata stavano tranquillamente in valigia, al ritorno siano lievitate…
Caricati i bagagli, facciamo un giro in centro in cerca di un caffè decente e per respirare gli ultimi momenti di aria francese.
E poi via all’aeroporto…

Il racconto del viaggio in Normandia finisce qui. A breve andrò in BRETAGNA, non vedo l’ora di raccontarvi del viaggio!

27 pensieri su “Normandia: diario di viaggio – seconda parte”

  1. La Normandia è una terra di cui, lo so, mi innamorerò perdutamente quando la visiterò! Lo sono già dopo aver letto questo post e aver visto questi splendidi scatti! Buon viaggio!

  2. Complimenti per l’itinerario che avete scelto…e per le bellissime foto. Ti ho seguito anche su Instagram e mi hai fatto sognare. Amo molto le regioni settentrionali della Francia e leggere il tuo bellissimo articolo non mi fa che confermare quanto sono magnifiche queste zone.

  3. I paesi del Nord Europa vanno assolutamente visitati. Non solo per gli splendidi paesaggi cosi diversi da nostri. Ma anche per la bellezza delle città e per la storia che raccontano. La cittadina di Rouen ne è un esempio. Io case così non ne avevo mai viste … Hai fatto delle foto belle e suggestive, complimenti.

  4. Che bell’itinerario e che belle foto!
    Non sono mai stata in Normandia, ma deve essere una regione fantastica.
    Io vorrei andare a visitare Mont Saint Michel, ma ci sono così tante cose da vedere che si può tranquillamente organizzare un bel viaggio!

  5. Anche se il mio cuore appartiene alla Bretagna, devo ammettere che la Normandia non l’ho ancora scoperta e il tuo articolo mi ha lasciato molto affascinata, devo sicuramente andarci, sicuramente troverà anche lei un posticino nel mio cuore 🙂

  6. Ho individuato almeno 5 motivi per cui devo assolutamente visitare la NOrmandia la prossima estate grazie al tuo post:
    1. natura
    2. Faro
    3. Ostriche
    4 Mont San Michel
    5. Monet

    Adesso non ho proprio più scuse e forse utilizzerò proprio il tuo itinerario. Mi sembra davvero SUPER

  7. Mi soffermo sempre a leggere con attenzione gli articoli che parlano della Normandia, secondo me una delle zone più belle della Francia, da visitare assolutamente. Bell’articolo molto ricco di informazioni.

  8. Tanti anni fa ho fatto un bellissimo viaggio in Normandia. Mi è piaciuto talmente tanto che vorrei tornarci e il tuo post ha riacceso questo desiderio!

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