La frequentazione dei caffè storici di Trieste è una parte del viaggio! Vi ho già raccontato cosa vedere a Trieste in un week end qui voglio approfondire la storia dei suoi importanti caffè storici.
Trieste ha un legame indissolubile con la polvere nera tanto da renderla la città del caffè! Non a caso la bevanda più diffusa al mondo, nella capitale italiana del caffè, non è una semplice bevanda ma un pezzo dell’anima della città. Quello di Trieste con il caffè è un rapporto profondo e antico, fin dal settecento è il principale porto italiano per l’importazione del caffè quando, sotto l’influenza viennese, nascono le prime botteghe del caffè e, poco dopo, aprirono in città i primi caffè.
I caffè triestini non solo offrono da sempre gli avventori un riparo dalla bora – quel vento freddo che mette a dura prova -, ma hanno giocato, sin dalla loro nascita, un ruolo importante per la diffusione di cultura e libero pensiero. I salotti di ritrovo dei triestini nell’ex città asburgica erano infatti i caffè, lì si incontravano per scambiare opinioni. La diffusione dei caffè si è sviluppata di pari passo con la cultura, James Joyce, Umberto Saba, Italo Svevo, Stendhal, Kafka e molti altri si sono seduti ai tavoli degli antichi caffè triestini.
Questi preziosi chicchi neri vengono trasformati in oro nero liquido molto bene, infatti tutti i caffè erano ottimi, cosa che non capita ovunque. L’importanza del caffè è tale poi da avere un dizionario dedicato, se volete ordinare un caffè come un vero triestino dovete sapere che qui esiste un lessico in codice. L’espresso è un nero; il caffè macchiato si chiama un capo; il caffè macchiato in bicchiere di vetro: un capo in b; il caffè con una goccia di schiuma: un goccia e il cappuccino si chiama caffèlatte.
Quindi non vi resta che entrare, ordinare e mentre assaporate chiudere gli occhi e immaginare di avere accanto a voi Joyce o Saba o Svevo o Kafka. Ma vediamo quali sono i caffè storici di Trieste che meritano la visita:
Caffè degli Specchi
Il Caffè degli Specchi apre i battenti nel 1839, al piano terra di Palazzo Stratti, di proprietà delle Assicurazioni Generali e vanta un posizione di prestigio, si trova infatti nella bellissima Piazza Unità d’Italia – al tempo Piazza Grande -, un capolavoro con affaccio sull’Adriatico. Venne chiamato così sin della sua apertura poiché il primo proprietario aveva voluto alle pareti del locale molti specchi, al fine di rendere l’ambiente più luminoso e risparmiare sulle lampade a olio. Al tempo era tradizione incidere gli avvenimenti storici più importanti su specchi o lastre di vetro.
Da sempre considerato il salotto di Trieste, è stato il luogo di ritrovo di commercianti e intellettuali quali Joyce, a Trieste dal 1905 per insegnare inglese alla Berlitz School, e anche di Kafka all’epoca lo scrittore boemo era un impiegato presso le Assicurazioni Generali. Sul finire dell’1800 venne frequentato dagli irredentisti e, più tardi, durante il secondo dopoguerra divenne il quartier generale della Royal Navy, la marina militare britannica.
L’esperienza di bere un nero o un capo in b al vivace banco, come un vero triestino, va fatta! Vi consiglio anche di sedervi ai tavolini all’esterno, per l’aperitivo, e godere dell’atmosfera della piazza magari ammirando il tramonto che si tuffa in mare.
Antico Caffè Tommaseo
Il più antico caffè di Trieste è ospitato in un palazzo edificato nel 1924, dove nel 1830 il padovano Tomaso Marcato diede vita al Caffè Tomaso. Lo decorò con specchi fatti arrivare dal Belgio, sedie realizzate dall’ebanista Michael Thonet, decorazioni murali del pittore friulano Giuseppe Gatteri. Il locale fu ribattezzato Caffè Tommaseo, nel 1848, in onore dello scrittore e patriota dalmata Niccolò Tommaseo, a quel tempo divenne un punto di ritrovo a Trieste per il Risorgimento italiano.
Qui venivano organizzati concerti e mostre d’arte. Nel 1844 venne introdotta anche l’illuminazione a gas, che per l’epoca era considerata pura avanguardia. La caffetteria fu luogo d’incontro di commercianti, artisti, intellettuali, tra i clienti più noti sono da annoverare: l’illuminista Domenico Rossetti, il giornalista Quarantotti Gambini, lo storico Pietro Kandler, Marie Henry Beyle ovvero Stendhal, gli scrittori triestini Umberto Saba e Italo Svevo, quest’ultimo qui scrisse alcune opere e Claudio Magris la sua opera più famosa Danubio.
Un luogo elegante e rilassante dove bere un caffè o un tè leggendo il giornale in tutta calma. Fu il primo locale a vendere il gelato a Trieste. Ancora oggi l’atmosfera di tranquillità nelle salette si respira tutta e oltre a un buon caffè è possibile bere anche un calice di vino di ottimo livello.
Pasticceria La Bomboniera
La Bomboniera è una piccola pasticceria, aperta nel 1836 in Via XXX Ottobre, dalla famiglia Eppinger, emigrata dall’Ungheria. Dopo cent’anni, nel 1936, gli Eppinger chiamarono il pasticcere ungherese Giuseppe Poth a dirigere il laboratorio di pasticceria. Dal 1936 al 1945 agli Zanon e in seguito, fino al 1963 fu gestita dalle signore Ada Stern e Tbea Lukesh, che grazie alla loro raffinatezza hanno contribuito a preservare l’atmosfera mitteleuropea. La famiglia Poth, prima il padre e poi il figlio, lo gestì dal 1963 al 2000. Dal 2000 per una ventina d’anni passo al pasticcere Gaetano La Porta, ex collaboratore di Poth figlio, per passare poi alla famiglia Faggiotto.
Una “bomboniera” con mobili di legno intarsiati in stile liberty austro-ungarico con gli originali arredi del tempo. Bellissima! Oltre ai dolci triestini, vengono ancora oggi prodotti i dolci della tradizione austro-ungarica: la Pischinger, la Sacher, la Linzer, la Dobos, la Rigojansci. La Bomboniera è forse l’unica pasticceria in Italia a usare tutt’ora l’originario forno a legna per cucinare i suoi dolci. Concedetevi un pasticcino o una fetta di torta.
La Bomboniera, Il Caffè degli Specchi e il Caffè Tommaseo, hanno un unico proprietario: la famiglia di Giuseppe Faggiotto, titolare di Peratoner. Nei suoi caffè il nero, il capo, il capo in b, al banco costano 1,00 euro.
Antico Caffè Torinese
Classe 1919, l’Antico Caffè Torinese è opera dell’ebanista triestino Giuliano Debelli, al tempo già noto a livello internazionale per aver curato gli interni dei lussuosi transatlantici Saturnia e Vulcania. Il locale ancora oggi mantiene l’originale bancone in stile Liberty – pare sia certificata la storicità dell’arredamento – ed è illuminato da uno scenografico lampadario in cristallo.
Benché mantenga la sua antica atmosfera, l Caffè Torinese ha assunto una veste più contemporanea, grazie alla compagine sociale subentrata nell’ottobre 2014, oltre alla caffetteria, vi accoglie dall’aperitivo al dopo cena, con una vasta scelta di distillati, cocktail e drink e non manca il buon vino.
Pasticceria Caffè Pirona
Questa pasticceria in stile liberty è stata aperta nel 1900 da Alberto Pirona, nel 2019 ha cambiato gestione. Si trova in Largo Barriera Vecchia, appena fuori dalla zona pedonale e comunque raggiungibile con pochi minuti di passeggiata. E ne vale veramente la pena, infatti è uno dei locali storici meglio conservati.
Sin dalla sua apertura frequenta da nobili, borghesi e da intellettuali gli immancabili Saba e Svevo. Pare che lo scrittore James Joyce, abbia dato vita alla sua opera “Ulysses” proprio all’interno di questa celebre pasticceria. De resto io ho alloggiato in un appartamento a 50 metri di distanza dove aveva vissuto Joyce, è quindi più che plausibile.
Il suo fascino è pressoché immutato sono infatti ancora presenti all’interno dei locali l’arredamento in ciliegio, i pregiati ottoni. In esposizione anche un registratore di cassa e una planetaria di inizio ‘900. Fermatevi per la pausa caffè e nell’ammirarla gustate le deliziose praline di cioccolato o, se preferite il tè abbinatelo ai tradizionali biscotti artigianali, e prima di andarvene fate scorta di confetture e marmellate di agrumi e frutta fresca.
Indirizzo: Largo della Barriera Vecchia n. 12, Trieste.
Antico Caffè San Marco
Qui mi dilungo un po’ di più…
Questo storico e importante caffè dalla storia travagliata, si trova al civico 18 di Via Battisti, un po’ fuori dalla zona centrale, comunque raggiungibile a piedi. Il locale aperto nel 1914, al piano terra di un palazzo di proprietà delle Generali, ha infatti vita breve. Divenuto sin da subito il ritrovo per giovani irredentisti con al suo interno venne istituito un laboratorio per la fabbricazione di passaporti falsi al fine di permettere a patriotti anti austriaci di fuggire in Italia. Un anno dopo la sua apertura il caffè venne distrutto da un gruppo di soldati austroungarici e conseguentemente chiuso.
Rimase in stato di abbandono fino al secondo dopoguerra quando, grazie all’opera delle Assicurazioni Generali, venne accuratamente restaurato e suoi preziosi arredi ripristinati e, quindi, riaperto. L’arredo e le decorazioni sono di chiara ispirazione Secessione Viennese: il lungo bancone in legno intarsiato come tutto il mobilio in mogano scuro, i tavolini con piano in marmo e base in ghisa, le specchiere e le ampie vetrate, le decorazioni originali di Vito Timmel sono i tratti distintivi di questo splendido ambiente.
Oggi il locale vive una seconda vita come con al suo interno una libreria, in modo da riportare tra queste mure, in qualche modo, l’antica tradizione culturale che contraddistingue l’intera città, rappresentata un tempo dai suoi avventori più assidui quali: Italo Svevo e Joyce, si sono seduti a questi tavoli anche Umberto Saba, Gianni Stuparich, Virgilio Giotti e
Claudio Magris che lo descrive così:
“Al San Marco trionfa, vitale e sanguigna, la varietà. Vecchi capitani di lungo corso, studenti che preparano esami e studiano manovre amorose, scacchisti insensibili a ciò che succede loro intorno, turisti tedeschi incuriositi dalle piccole targhe dedicate a piccole e grandi glorie letterarie già assidue a quei tavoli, silenziosi lettori di giornali, combriccole festose inclini alla birra bavarese o al verduzzo, anziani grintosi che deprecano la nequizia dei tempi, saccenti contestatori, geni incompresi, qualche yuppie imbecille…”
Una tappa obbligatoria: noi ci siamo stati a colazione con l’amato capo in b e un burroso croissant.
Altri caffè storici
Caffè Tergesteo, nato nel 1863 era frequentato di giorno da uomini d’affari, data la vicinanza con la Borsa, e di sera dagli esponenti culturali della città. Oggi situato all’interno dell’omonima Galleria, in Piazza della Borsa, di fronte allo storico Teatro Verdi. Dell’originale però non resta quasi nulla, tranne forse, le vetrate che raffigurano episodi della storia triestina. È il caffè al quale Umberto Saba dedicò una lirica raccolta nel Canzoniere “Caffè Tergesteo… tu concili l’italo e lo slavo, a tarda notte, lungo il tuo bigliardo“.
Altro caffè storico che ha perso molta della magia di un tempo è l’Urbanis che si trova fra Piazza della Borsa e Piazza Unità d’Italia. Vanta tutt’ora bellissimi i mosaici dei pavimenti ispirati al mare, alla mitologia e alla Bora e i resti degli affreschi sul soffitto.
Altro caffè storico è lo Stella Polare, molto frequentato da Joyce, la sua storia è un po’ movimentata. Infatti fra traslochi, cambi di destinazione: durante l’occupazione angloamericana divenne una rinomata sala da ballo, non è rimasto nulla del tipico locale austro-ungarico impreziosito da meravigliose decorazioni di stucchi.
E quindi la mattinate a Trieste non possono iniziare senza aver bevuto un nero o capo in b!